Secondo una periodizzazione ormai consolidata nella storiografia friulana, con la conquista veneziana della “Patria del Friuli” si apre una nuova epoca destinata a durare fino alla fine della Repubblica sancita dal trattato di Campoformido del 1797. Al suo arrivo il governo veneziano sostituì al vecchio apparato amministrativo un’organizzazione completamente nuova, strutturata con criteri diversi e con l’impiego di personale di sua scelta. D’altra parte alcuni istituti, come il Parlamento, rimasero formalmente inalterati, sia pure svuotati delle loro competenze più significative; altri invece furono soppressi come inutili o adattati alle nuove esigenze. La nobiltà, che poteva contare sul mantenimento della legislazione feudale, continuò a essere percorsa da profonde divisioni tra filo-veneziani facenti capo ai Savorgnan e filo-imperiali (e successivamente filo-asburgici) facenti capo alla famiglia della Torre; mentre la massa della popolazione contadina stava da parte della Dominante per merito di un’accorta politica fiscale, come dimostra l’atteggiamento da essa tenuto in occasione della sconfitta veneziana di Agnadello nel 1509 e della “rivolta dei contadini” del 1511. La città di Udine, che doveva la sua fortuna al fatto di trovarsi all’incrocio delle principali vie di commercio della regione, si confermò nel ruolo esercitato fin dall’ultima età patriarcale di centro amministrativo e burocratico, quale sede del Parlamento oltre che del luogotenente, residenza della curia patriarcale e, quindi, centro dell’amministrazione ecclesiastica non meno che di quella politica.
Il Quattrocento friulano si presenta nel suo complesso come un secolo abbastanza turbolento, che negli ultimi decenni vide abbattersi sul territorio una serie di incursione turchesche, che sparsero terrore e morte in mezzo alla popolazione. I primi venticinque anni di dominazione veneziana dal punto di vista politico, militare, economico e religioso erano stati invece agitati dei ripetuti tentativi del patriarca Ludovico di Teck di riconquistare il Friuli con l’appoggio ungherese e austriaco. Il territorio era stato attraversato e depredato dagli eserciti delle due parti; le vie del commercio rese ancor più insicure e difficilmente percorribili per i mercanti che volevano attraversare i valichi alpini; il clero friulano abbandonato a se stesso a causa di un patriarca tenuto lontano dalla propria sede. Per porre fine a questa situazione bisognò attendere la morte del vecchio patriarca avvenuta nel 1439 a Basilea e la nomina del successore nella persona di Ludovico Trevisan (1439-1465). Ci volle ancora qualche anno per arrivare, il 10 giugno 1445, alla sottoscrizione di un accordo che poneva fine al contenzioso tra il patriarca e la Repubblica. In connessione con questi avvenimenti si dipana uno degli episodi culturali più significativi del Quattrocento friulano: la creazione della biblioteca umanistica di Guarnerio d’Artegna, vicario patriarcale di Ludovico Trevisan.