Fu patriarca di Grado per pochi mesi tra il 627 e il 628. La
Cronica de singulis patriarchis Nove Aquileie precisa che Fortunato aveva rinnegato la fede sancita dal Concilio di Costantinopoli del 553 ed era passato nel partito tricapitolino. Dopo la sua adesione allo
scisma, aveva derubato dei loro tesori (“in auro et vestibus vel ornamento”) sia la chiesa di Grado sia le chiese e gli ospedali della provincia istriana, ed era infine riparato in territorio longobardo, nel castello di Cormons. Circostanze, quella della posizione scismatica, del furto e della fuga, accennate pure da Onorio I, che comunicava ai destinatari della sua lettera di aver inviato messi presso il re longobardo Arioaldo con la ferma richiesta di perseguire Fortunato e di reclamare i tesori trafugati. La sua sorte in territorio longobardo resta oscura.