Tra i codici del IX secolo di verisimile produzione friulana, questo passionario ora conservato presso la Biblioteca Universitaria di Graz, con la sua pergamena chiara e il suo apparato ornamentale di un certo livello, è certamente quello di fattura più accurata. La presenza di santi di venerazione sicuramente aquileiese (Canzio, Canziano e Canzianilla, Ermacora e Fortunato, Giusto, Ilario e Taziano, Mauro, Floriano, Pelagio) attesta un’origine locale del codice, confermata dalla parentela di alcuni di questi testi con quelli di altri passionari di origine cividalese. Rispetto ai prodotti coevi, esso esibisce tuttavia un apparato ornamentale piuttosto elaborato e originale, costituito da iniziali ornate in rosso/ arancio, giallo/ocra e, in un caso (f. 21r), verde, con contorno a inchiostro e motivi a intreccio negli occhielli e/o nelle aste, talora terminanti in teste di animali fantastici o, più spesso, di uccelli. Il codice appartenne, da un momento non precisato, alla biblioteca dell’abbazia benedettina Sankt Lambrecht in Stiria. Fa parte dunque del gruppo di manoscritti che, alla soppressione dell’abbazia avvenuta nel 1796, confluirono nei fondi della Biblioteca Universitaria di Graz.