Il codice contiene una significativa selezione delle opere di Lattanzio e Girolamo, due padri della Chiesa molto letti in ambito umanistico. L’elegante fattura del manoscritto presenta diverse iniziali ornate a bianchi girari. Da notare alcune pericope testuali in greco e diverse postille aggiunte dal copista, che si sottoscrive al f. 32r a Firenze, il 6 luglio 1439, cioè il giorno in cui il Concilio di Ferrara-Firenze sancì l’unione delle Chiese orientale e occidentale; il copista «Jacob» (f. 61r) va identificato con il canonico Giacomo di Giacomo da Udine. Esponente illustre della cultura friulana quattrocentesca ed amico di eminenti politici e letterati dell’epoca – tra i quali Francesco Barbaro e Guarnerio d’Artegna –, Giacomo fin da giovane fu a servizio del cardinale Ludovico Trevisan. Nel 1439, quando il manoscritto fu realizzato, era presente a Firenze anche Guarnerio. Il codice, ricordato da Giacomo nel suo testamento, fu lasciato in eredità, insieme ad altri quattro volumi, tra cui, presumibilmente, l’attuale Cicerone di Oxford (Bodleian Library, Bywater Add. 1), alla biblioteca del convento di San Francesco di Udine; nel Settecento fu acquisito dal grande bibliofilo Jean-Baptiste Colbert; nel 1732 confluì nella biblioteca della corona di Francia e di qui, finalmente, nel fondo latino della Biblioteca Nazionale di Parigi.