Il codice fa parte di un Antifonario in quattro volumi corrispondenti agli attuali manoscritti 20, 24, 28 e 30 dell’Archivio Capitolare di Udine, usciti dalla stessa bottega che ha prodotto anche il ms 26 (Graduale per le feste dei santi). L’Antifonario, unitamente al Graduale, era destinato a una chiesa dell’ordine ospedaliero di Sant’Antonio di Vienne, come documentano la rubrica iniziale del ms 30 (Ad honorem omnipotentis dei et beatissime virginis Marie et beati Antonii abatis. Incipit antiphonarium secundum consuetudinem sancte romane ecclesie) e la costante presenza del simbolo dell’ordine, il “T” (tau), all’interno di uno stemma ricorrente nel margine inferiore di molti fogli. La chiesa è stata identificata con quella napoletana di Sant’Antonio Abate a Foria e il committente con il precettore dell’ordine Giovanni Guidotti nei primi anni settanta; gli stemmi sono quelli delle famiglie Mitte e Della Marra, legate all’ordine di Sant’Antonio di Vienne. Nella decorazione è riconoscibile l’intervento di miniatori napoletani gotici, quali il Maestro della Crocifissione di Avignone: una mano influenzata dai modi del maestro della Resurrezione Cini e una di un miniatore abruzzese. L’arrivo in Friuli della serie potrebbe essere avvenuto nel Quattrocento attraverso scambi di libri all’interno dell’ordine, dal momento che a Udine, fino al 1475, è documentata una precettoria di Sant’Antonio Abate e che il convento napoletano, già in declino dalla metà dello stesso secolo, venne chiuso nel 1486. Il convento, la chiesa e l’ospedale degli antoniti furono inglobati nella sede dell’attuale palazzo patriarcale di Udine e i codici passarono in seguito nel locale Archivio Capitolare.