La prima e principale parte (pp. [1a]-154) di questo manoscritto ospita una consistente raccolta di epistole di papa Leone Magno (440-461). È stato proprio il contenuto di questo codice ad attirare maggiormente nel 1675 l’attenzione del suo primo editore, Pasquier Quesnel, e nei secoli successivi, e soprattutto nei primi decenni del XX, quello degli studiosi interessati a stabilire l’edizione critica del testo. Se i risultati delle lunghe e talvolta controverse ricerche sono piuttosto concordi nell’individuare l’archetipo di questo manoscritto in una raccolta composta all’epoca dello scisma dei tre capitoli (VI secolo) e utilizzata proprio dai suoi sostenitori, in primis la Chiesa aquileiese, resta da chiarire quale possa essere stato il centro che tre secoli dopo, interessato al suo contenuto dogmatico, lo ricopiò aggiungendovi il dossier sull’ingiusta scomunica contenuto negli ultimi fogli. Le note marginali in scrittura umanistica diffuse in tutto il manoscritto documentano in ogni caso la sua presenza in Friuli nel corso del Quattrocento: si riconosce infatti la mano di Giacomo da Udine (1410 ca. – 1482), canonico del Capitolo di Aquileia, copista, letterato, amico di diversi umanisti del suo tempo, tra i quali lo stesso Guarnerio d’Artegna.