L’innario è la raccolta degli inni che si cantano nelle varie ore della preghiera liturgica (ufficio). Tale raccolta può essere autonoma e formare un libro a sé stante oppure può costituire la sezione di un libro più ampio come il breviario o, eccezionalmente, l’antifonario. L’innario di Moggio rappresenta fondamentalmente la tradizione innodica transalpina austriaca. Essa è arricchita da apporti locali come l’inno per i santi Ermagora e Fortunato Aeterne deus solio e prestiti dalla tradizione italica come l’inno di san Vito Alma beati martyris Viti. Scritto da mano italiana, il codice si trovava nell’abbazia di San Gallo di Moggio, come testimonia la nota iniziale di possesso. Alcuni inni confermano la redazione monastica del libro. Pur condividendo su oltre 130 canti una cinquantina di brani con l’innario aquileiese testimoniato dal codice Gorizia B, questo manoscritto se ne scosta radicalmente. A tale proposito una rubrica del codice goriziano (f. 98r) sottolinea ancora una volta la diversità fra la tradizione monastica, sia pure di area friulana, e la tradizione ecclesiastica aquileiese: In septuagesima (…) In quibusdam ecclesiis cantatur hymnus (!) Cantemus cuncti, sed Aquilegiensis ecclesia eo non utitur.