Appartenente a un nutrito corpus di codici affini per la comune e rinnovata iconografia botanica, l’erbario di Udine si connota soprattutto per il suo ricchissimo apparato illustrativo, messo di recente in evidenza anche grazie a una riproduzione in facsimile (2007). Un decennio prima di questa edizione un articolo apparso sulla rivista «Ce fastu?» (1997) notava come andasse distinto il copista (e forse pure illustratore) dell’erbario udinese dall’anonimo autore della raccolta, segnalando inoltre l’esistenza di un secondo testimone, per molti aspetti iconografici quasi gemello di quello udinese, un manoscritto conservato alla University of Vermont, Library of Burlington. In entrambi i codici si osserva come le carte siano state illustrate prima di accogliere i testi di accompagnamento, che spesso fanno da contorno ai disegni. Quanto all’origine l’erbario udinese, sotto la patina fonomorfologica della koinè settentrionale veneta attribuibile al copista, rivela un’origine più complessa. Alcuni indizi, circoscritti al linguaggio scientifico, lasciano intendere a monte del codice udinese coordinate originarie toscane piuttosto che venete. Gli elementi per ricostruire la storia del codice nel tempo sono pochi: tra questi una nota di un possessore veneto tra il 1502 e il 1511 (f. 93r). L’acquisizione del codice da parte della Biblioteca Comunale di Udine risale al 1920, quale dono degli eredi di Ciriano Comelli, farmacista botanista e ultimo possessore del manoscritto, forse avuto da suo padre Francesco (1793-1852), pure farmacista appassionato della materia.