Il codice costituisce una tipica raccolta umanistica di opere varie ciceroniane. Al f. 1r della originaria decorazione resta solo un fregio fogliaceo, mentre l’iniziale miniata è stata asportata; numerose sono le iniziali a volute fogliacee nei colori rosso, verde e blu, forse della stessa mano che ha eseguito le maiuscole decorate del Guarneriano 74. Al f. 91v si legge la sottoscrizione del copista: «Gloria deo sit eterno patri et cetera. Marci Tulii Ciceronis ad Quintum Mucium de amicitia liber explicit. Lavariani per Nicolaum presbiterum de Sanctovito Concordiensis diocesis canonicum Utinensem 1439, 15 kalendas octobres»]. Nicolò di San Vito, notaio, canonico e pievano di Lavariano, trascrisse anche altri codici destinati alla biblioteca di Guarnerio; la littera antiqua da lui usata è stata giudicata particolarmente originale, e indipendente dai modelli fiorentini. Nel codice sono copiose le notazioni marginali in prossimità del testo dei Paradoxa, nella massima parte di mano di Guarnerio; esse hanno carattere prevalentemente esegetico; alcune, intese a chiarire parole di origine greca, provano in realtà quanto precarie fossero le conoscenze di quella lingua.