Che la categoria storiografica di Biblia Parisiensis non inquadri esclusivamente manufatti provenienti dalla Francia nordoccidentale, ma definisca piuttosto un paradigma materiale e testuale di Bibbia adottato su ampia scala geografica, è ben dimostrato da questo piccolo e curatissimo codice. In esso, infatti, il congegno del testo biblico è ormai ordito secondo quello standard messo a punto nella Parigi del primo grande fermento universitario: Bibbia completa di tutti i libri, dunque, con un nuovo e affilato corpus di prologhi per ciascuno di essi, sistema organico e condiviso di numerazione dei versetti, glossario dei nomi ebraici «Aaz apprehendens» in chiusura del Nuovo Testamento. Se il testo è l’aggiornato modello della Bibbia scientifica che dagli anni Trenta del Duecento aveva fatto terra bruciata attorno a sé muovendo i primi passi dall’Île de France, la carrozzeria del codice guarneriano, la sua facies materiale è, tuttavia, di schietta produzione italiana. La decorazione, ancorché generosamente distribuita lungo il codice con iniziali a pennello di qualche pregio, è piuttosto sobria; uniche eccezioni in eccesso sono una grande campitura verticale, a f. 4vb, che ospita sei formelle con i sei giorni della creazione, chiuse in basso da una scena di crocifissione, e, a f. 376vb, l’iniziale del vangelo secondo Giovanni abitata da un’aquila, simbolo dell’evangelista. Sono, come d’abitudine, queste miniature, di stampo riconoscibilmente bolognese, a fornire il più consistente indizio per collocare la realizzazione del codice in relazione a Bologna, l’altra grande capitale universitaria europea insieme a Parigi. Il codice giunse entro la raccolta Guarneriana tramite mons. Giusto Fontanini; lo certifica la nota di possesso di f. 1r, datata al 1730, che dice quel codice essere: «Iusti Fontanini archiepiscopi Ancyrani».